Funzionamento della tecnologia BLE
Durante l’epidemia di COVID-19, l’Italia ha adottato la app Immuni, pensata per avvertire in modo anonimo gli utenti che avessero avuto un contatto ravvicinato con una persona risultata positiva al Coronavirus, anche se asintomatica.
L’app si basava sullo scambio di dati via Bluetooth Low Energy (BLE), una tecnologia fondamentale per il tracciamento a breve distanza tra dispositivi.
Immuni era disponibile per smartphone Android (versione 6 o superiore) e iPhone (iOS 13.5 o superiore), poiché il supporto al BLE è garantito solo da queste versioni in poi. La configurazione era semplice e l’uso completamente volontario e anonimo, nel rispetto della privacy.
Il motivo per cui Immuni funzionava solo con queste versioni è legato alla sua principale tecnologia di riferimento, ovvero il Bluetooth Low Energy (BLE), disponibile solo per le versioni più recenti dei sistemi operativi per smartphone. La tecnologia BLE è proprio quella che permette a due smartphone (ed in generale a due dispositivi) di scambiarsi dei dati solo quando sono in prossimità, ad una distanza nell'ordine delle centinaia di centimetri. Vediamo un po' più in dettaglio la tecnologia BLE, che è stata inizialmente pensata soprattutto nell'ambito Internet of Things, per permettere a sensori, attuatori ed altri dispositivi elettronici, "cose" appunto, di diventare intelligenti.
La app è stata ufficialmente dismessa il 31 dicembre 2022, ma ha lasciato un’eredità importante in termini di consapevolezza digitale, uso delle API per la notifica di esposizione e adozione di tecnologie orientate alla tutela della salute pubblica.
Bluetooth Low Energy (BLE)
Il protocollo Bluetooth Low-Energy (BLE) è stato introdotto accanto al “classico” Bluetooth a partire dalla versione 4.0 dello standard. BLE permette di avere comunicazioni a corto raggio con un basso consumo di energia ed è dunque una delle tecnologie che più potrebbero essere sfruttate in ambito Internet of Things (IoT), poiché il risparmio energetico è una delle caratteristiche fondamentali che devono avere i sensori all'interno del mondo IoT. Implementando solamente gli aspetti BLE dello standard, si possono creare nodi sensori piccoli e a basso costo che possono facilmente essere messi in opera, poiché si possono alimentare con piccole batterie al litio e si possono collegare a nodi coordinatori che hanno già inclusa la tecnologia Bluetooth, come ad esempio gli smartphone.
Da un punto di vista tecnico, la comunicazione del classico Bluetooth è di tipo seriale asincrona. BLE invece opera con un modello software di tipo publish/subscribe: chi possiede i dati è il publisher, chi invece si “abbona” ai servizi del publisher è il subscriber. Nella terminologia BLE il publisher, tipicamente il nodo sensore, è detto peripheral device, mentre il subscriber, tipicamente uno smartphone o qualche altro dispositivo maggiormente equipaggiato è detto central device.
Sistema per la gestione delle notifiche di esposizione
Nulla vieta però ad uno stesso nodo di essere contemporaneamente publisher e subscriber: questo è quello che verosimilmente avviene con l'app Immuni. Immuni, come tutte le app sparse per il mondo che cercano di fronteggiare l'epidemia COVID-19, fa uso della Exposure Notifications API (API per la notifica delle esposizioni) sviluppata da Google e Apple per il tracciamento anonimo dei contatti. Il sistema infatti genera degli ID casuali, teoricamente non associabili al dispositivo, che sono proprio le informazioni scambiate tramite BLE.